Simico candidato alle prossime elezioni

Intorno al 600 a.c. la Sicilia era una delle regioni più corrotte della Magna Grecia, ma quando Pitagora fondò a Crotone la scuola Pitagorica, qualcosa iniziò a cambiare.  La figura storica di Pitagora, messa in discussione da diversi studiosi, si mescola alla leggenda; è avvolta nel mistero, di lui sappiamo pochissimo e la maggior parte delle testimonianze che lo riguardano sono di epoca più tarda.


Alcuni autori antichi o suoi contemporanei come Senofane, Eraclito ed Erodoto ci danno testimonianze tali da far pensare alla effettiva esistenza storica di Pitagora pur se inserita nella tradizione leggendaria. Tra leggenda e realtà, secondo queste fonti Pitagora nacque nell’isola di Samo nella prima metà del VI secolo a.C. dove fu scolaro di Ferecide e Anassimandro subendone l’influenza nel suo pensiero. Da Samo Pitagora si trasferì nella Magna Grecia dove fondò a Crotone, all’incirca nel 530 a.C., la sua scuola.

Le città che, nei suoi viaggi e in Sicilia, aveva trovato reciprocamente asservite (alcune da molti anni, alcune solo di recente), le riempì, grazie agli ascoltatori che ebbe in ogni città, di dottrine di libertà, e le liberò: Crotone, Sibari, Catania, Reggio, Imera, Agrigento, Taormina e alcune altre. Ad esse diede anche leggi per mezzo di Caronda di Catania e di Zalauco di Locri, che ebbero come risultato che le città fossero per lungo tempo invidiate dai vicini. Pitagora si riservò, come ultima città da visitare, Centuripe che in quel periodo era governata dal neo-tiranno Simico o Simmaco.

Il giorno stesso in cui si festeggiava, come in tanti altri luoghi dell’isola, la fine della tirannide di Falaride (tiranno di Agrigento ca.570-549 a.c.), Simico, il cittadino più ricco di Centuripe, aveva convinto con generose elargizioni il popolo della necessità di avere un capo. Costretti dalla moltitudine, i magistrati avevano dovuto riconoscergli quella dignità suprema che otteneva quindi per acclamazione.

Quando Pitagora arriva a Centuripe Simico si fa forte del fatto che aveva avuto un voto popolare, addirittura per acclamazione. Simico spiega che non ha cercato il potere per ambizione personale, ma per un motivo nobile, l’amor di patria e promette di essere sempre giusto, di rispettare le leggi e di non abusare della forza di cui dispone.

Ma “le buone opere di un tiranno sono virtù sospette””, gli ricorda Pitagora, e inoltre solo un eroe sarebbe in grado di mantenere il controllo di sé da una parte e il consenso del popolo dall’altra. Già nelle campagne di Ficarazza, Gelofia e Catarratti, c’è chi si preoccupa sulle sorti di Centuripe e della Sicilia, ma non tutti si limiteranno a mormorare; altri lo contrasteranno, lo combatteranno, cercheranno di ucciderlo e lui allora dovrà moltiplicare i carnefici, finché il popolo che ora lo esalta lo detesterà: meglio essere ricordato dai posteri come colui che preferì vivere con i propri eguali invece che comandarli ;

Simico rinuncia a regnare e torna a godere della felicità domestica, con la sorella e gli amici e distribuisce tutte le ricchezze ai cittadini di Centuripe.

L’Ansaldi, nel libro Memorie storiche di Centuripe, cercò in tutti i modi di provare una testimonianza diretta dell’esistenza di Simico o Simmaco, con i ritrovamenti nel territorio; le sue teorie furono tutte smentite:

  1. l’askos con la scritta sicula (che si trova al museo di Karlsruhe in Germania), sembrava abbracciare uno dei dogmi della dottrina delle metempsicosi di Pitagora, ma in effetti si scoprì in seguito che di tutt’altro trattasi;

  2. Il signor canonico Giuseppe Alessi, in una lettera diretta al sig. Cesare Borgia, nel 1832 illustrava una moneta siracusana riconiata con la fiaccola, spighe e la scritta indicante Simmico: si è provato in seguito che la preziosissima moneta appartiene alla città di Enna;
  3. Su uno dei manici di un’anfora Rodia un marchio impresso che indica il nome dell’eponimo cioè del magistrato-sacerdote Simmacos, ed il mese Sminthios: l’omonimia col Simmaco Centuripino è puramente casuale.

In conclusione possiamo affermare che solo l’idea che Pitagora potesse aver visitato Centuripe, ci riempie di orgoglio, così come la figura di Simmaco, tiranno che rinunciò a …. tutto deve essere un esempio per i nostri giorni in cui nessuno vuole privarsi di ….. nulla.

Candidato alle prossime elezioni!

La visita di Pitagora a Centuripe, è documentata in molte sue biografie, è chiaro che la descrizione di tale visita è una nostra verosimile e fantasiosa ricostruzione.

(Memorie storiche di Centuripe – Filippo Ansaldi)
(Porfirio, Vita di Pitagora, 21)
(Diogene Laerzio)
(Pitagora di Christoph Riedweg, vita, dottrina e influenza L.M.Gatti, Maria Luisa Gatti Perer)
(Pitagora e la rivoluzione francese: Erica J.Mannucci- Mediterranea ricerche storiche-dicembre 2005))

2 Risposte a “Simico candidato alle prossime elezioni”

  1. Adesso so a chi non dare il voto ! Me lo tengo per quando ripasserà Pitagora…ahha !

  2. Vana è la speranza che l’era moderna ci possa dare un uomo politico che preferisca “…essere ricordato dai posteri come colui che preferì vivere con i propri eguali invece che comandarli… rinunciando a tutto…”. La caratura del politico medio di oggi è così bassa che non regge il paragone neanche con quella dei politici di qualche anno fa (figuramoci con quella dei tiranni che governarono la magna grecia). A proposito di questi ultimi e della carenza di informazioni che avvolge la loro stessa esistenza non credo che quest’ultima sia di fondamentale importanza quanto piuttosto il senso e la morale delle loro gesta. In altri termini che importa sapere con certezza quando nacquero e quanto vissero; quello che conta è conoscre in che cosa si distinsero. E poi non sono neanche tanto sicuro che su Simmaco o Simico non sappaiamo proprio nulla della sua biografia, della sua progenie o della sua discendenza. Forse finora abbiamo sbagliato a cercare sue notizie sui reperti archeologici. Se è vero, com’è vero, che i nomi di oggi hanno la loro radice etimologica in quelli di ieri, state pur certi che Simmaco è esistito veramente, era di Centuripe e un suo discendente è Nicola (detto Cola) IMCO.
    I sopranomi servono pur a qualcosa; ma questa è un’altra storia.

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